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Lettera sul 'Motu Proprio' di Benedetto XVI 'Summorum Pontificum'
Federazione delle Amicizie Ebraico-Cristiane Italiane
Italia (2007/08/03)
Alla cortese attenzione del Presidente della commissione CEI per l’ecumenismo e il dialogo Monsignor Vincenzo Paglia vescovo di Terni
E p.c.
Alla cortese attenzione del Rabbino Capo
Dr. Riccardo DI SEGNI
Alla cortese attenzione del Rabbino
Giuseppe LARAS
ICCJ (International Council of Christians and Jews)
SIDIC
SUORE DI SION
SEFER
GRUPPO THESHUVA
SAE
ADISTA
QOL
CONFRONTI
LA PALMA
GEXE
CLAUDIANA
CEEP
CEDOMEI
BIBLIA
COLLOQUI DI CAMALDOLI
LORO SEDI
Torino 30.07.07
Cari amici,
Desideriamo esprimere i nostri sentimenti di apprensione e contrarietà di fronte al “mutu proprio” del Papa che, con il ripristino della possibilità di celebrazione della messa in latino, ha anche mantenuto nella liturgia la preghiera per la conversione dei giudei.
Pare appropriato ricordare come altri autorevoli documenti e pronunciamenti della Chiesa cattolica, in questi anni di cammino di dialogo, hanno spiegato che l'Alleanza di Dio con gli Ebrei non può essere decaduta perché i patti di Dio non sono revocabili; che la sopravvivenza di Israele non è marginale nell'economia della salvezza, ma ha valore insostituibile. Dunque non ha contenuto cercare una loro conversione, sono già il popolo di Dio.
Ugualmente sconfortante, per il cammino del dialogo ecumenico ed interrreligioso, è il documento "Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa", della Congregazione per la dottrina della fede, in cui si afferma, tra l’altro, che solo la Chiesa cattolica possiede "tutti gli elementi della Chiesa istituita da Gesù". Tale proposizione, riproponendo alcuni contenuti della “Dominus Iesus”, può precludere spazi per un fraterno, dignitoso e rispettoso percorso di dialogo ecumenico e fra credenti di religioni diverse dalla cattolica.
Il dialogo è possibile solo tra persone che si pongono su un piano di parità, pur mantenendo diversità di opinione e profonde convinzioni personali sul piano religioso; riproporre posizioni di “superiorità”, persuasi che ciò contribuisca a fare chiarezza e a sconfiggere atteggiamenti di “relativismo” culturale e religioso, rischia di rafforzare chi è contrario al dialogo e al confronto. Crediamo al dialogo e siamo fortemente convinti che non c’è altra via alla convivenza pacifica delle persone e delle culture.
Nel sentirci uniti a quanti condividono i nostri sentimenti di preoccupazione, come amicizie ebraico-cristiane , presenti ed attive, da più di 20 anni (la prima amicizia è stata fondata a Firenze nel 1952), ribadiamo e riconfermiamo l’impegno a lavorare secondo le finalità indicate dalla Statuto della Federazione .
Reputiamo inoltre che per continuare con sincerità e costrutto il percorso di amicizia e conoscenza reciproca, portato avanti in questi anni, non si deve tacere sulle diversità e divergenze di opinioni, anche in campo religioso.
Sentiamo la necessità di allargare, alla base, spazi di confronto e dibattito leale e libero sui contenuti e presupposti del dialogo medesimo, approfondendo punti di vista e opinioni, senza paura e preoccupazione di dover a tutti i costi raggiungere risultati definitivi o uniformità di pensiero.