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Intervento all’ONU del rappresentante della santa Sede Arcivescovo Migliore alla 60a Sessione Dell’assemblea Generale Dell’O.N.U. su:

Migliore, Celestino
Estados Unidos (2005/11/01)

 

Signor Presidente:

Fare memoria è un dovere e una responsabilità comune. Questo è particolarmente vero nel caso dell’Olocausto e per questo la mia Delegazione è lieta di dare il benvenuto alla risoluzione sulla memoria dell’Olocausto e si congratula con quanti l’hanno promossa.

La responsabilità di tutte le Nazioni di fare memoria acquista nuova forza nel contesto del sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di sterminio e dell'istituzione delle Nazioni Unite.

Per sessant’anni abbiamo avuto davanti a noi l’orrore di questo crimine, nonostante il quale la storia si è comunque ripetuta. Una Convenzione Internazionale sull’argomento non ha prevenuto la mentalità che conduce al genocidio, la violenza che perpetra il genocidio, le ingiustizie che lo rendono possibile o agli interessi che consentono ad un genocidio di sostenersi nel tempo. Il XX secolo è stato testimone di genocidi, atrocità, omicidi di massa e pulizie etniche che purtroppo non sono rimasti nei confini di un continente. Davanti all’Olocausto possiamo solo ricordare e impegnare il meglio dei nostri sforzi collettivi per assicurare, dopo aver dato un nome a questo crimine, che le Nazioni del mondo siano capaci di riconoscerlo per ciò che è e di prevenirlo in futuro.

Possa l’Olocausto servire da avvertimento, affinché ci prevenga dal far nascere ideologie che giustificano il disprezzo della dignità umana sulla base della razza, del colore, della lingua o della religione.

In questo contesto, sarebbe bene anche ricordare e rinnovare il nostro sostegno alla risoluzione 1624 del Consiglio di Sicurezza, che ha condannato “nei termini più forti tutti gli atti di incitamento al terrorismo” e ha ripudiato “i tentativi di giustificazione o di glorificazione (apologia) degli atti di terrorismo che possano incitare ulteriori nuovi atti di terrorismo”. Ha, inoltre, ribadito di “continuare gli sforzi internazionali volti a promuovere il dialogo e a migliorare la comprensione tra le civiltà, nello sforzo di impedire che siano prese di mira indiscriminatamente religioni e culture diverse, e di affrontare i conflitti regionali irrisolti e tutta la serie di questioni globali”.

Dopo la Shoah, il primo passo verso la prevenzione è stata la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Sono necessari molti altri passi. In ogni Paese la memoria dell’Olocausto deve essere preservata come un impegno per risparmiare questo orrore alle generazioni future.

Durante la sua visita in Terra Santa, Papa Giovanni Paolo II si premurato di recarsi presso lo Yad Vashem, il memoriale della Shoah. Ai piedi del Muro Occidentale ha pregato per il perdono e la conversione dei cuori e delle menti.

Chiedere perdono purifica la memoria e ricordare l’Olocausto ci dà un'occasione di purificazione della memoria, per individuare i primi sintomi di genocidio e rigettarli e per prendere misure tempestive e ferme atte a superare le ingiustizie sociali e internazionali di ogni tipo.

Il programma di coinvolgimento, come altre misure, possono rivelarsi utili al riguardo per mostrare che con la volontà politica si può fare di più e si può ottenere di più.

La Santa Sede è disposta a continuare a lavorare in questo senso.

Grazie, signor Presidente.


[Traduzione dall’originale inglese a cura del SIDIC]

 

 

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