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Lettera di chiarificazione del Segretario di Stato Vaticano S. E. Card. Tarcisio Bertone a Oded Wiener, Direttore Generale del Gran Rabbinato d Israele, in merito alla preghiera 'per gli ebrei' del Venerdì Santo
Bertone, Tarcisio
Vaticano (2008/05/14)
Gentile Signore,
scrivo in riferimento alla Dichiarazione che il Gran Rabbinato di Israele ha fatto in risposta alla pubblicazione della Nota del 4 febbraio 2008 che ha modificato la preghiera Oremus et pro Iudaeis nell'edizione del Missale Romanum del 1962.
A questo riguardo, vorrei sottolineare che - per mezzo del "Comunicato della Segreteria di Stato" apparso nell'edizione quotidiana de L'Osservatore Romano del 5 aprile 2008 e, in seguito, nelle edizioni settimanali in diverse lingue della stessa pubblicazione - la Santa Sede ha chiaramente dato enfasi al fermo impegno della Chiesa Cattolica, in particolare sulla scia del Concilio Ecumenico Vaticano Secondo, nel promuovere e sviluppare relazioni con gli ebrei attraverso un dialogo caratterizzato da profondo rispetto, stima sincera e cordiale amicizia. Questo impegno rimane invariato, soprattutto in vista dei legami spirituali che esistono tra ebrei e cristiani.
Come Lei ha osservato, particolare risalto è stato dato ad un articolo sostanzioso e dettagliato, scritto sull'argomento dal card. Walter Kasper, Presidente della Commissione per le Relazioni Religiose con l'Ebraismo. Questo articolo è apparso sulla prima pagina de L'Osservatore Romano il 10 aprile 2008, come segno dell'importanza attribuita al testo ed al fatto che ciò che esso dice a proposito della nuova versione della Preghiera per gli ebrei dell'edizione del Messale Romano del 1962, è comunemente ritenuto. Tra le altre cose, il Cardinale ha sottolineato che un dialogo sincero tra ebrei e cristiani è possibile da una parte, sulla base della nostra comune fede nell'unico Dio, Creatore del cielo e della terra, e nelle promesse fatte ad Abramo, ma d'altra parte, attraverso il riconoscimento rispettoso della differenza fondamentale riguardo alla fede in Gesù come Cristo e Redentore di tutta l'umanità. Come il cardinal Kasper spiega chiaramente, il nuovo Oremus et pro Iudaeis non intende promuovere il proselitismo verso gli ebrei, ed apre ad una prospettiva escatologica. I cristiani, in ogni modo, non possono non testimoniare la loro fede, nel pieno e totale rispetto per l'altrui libertà, il che li porta anche a pregare affinché che tutti riconoscano Cristo.
Allo stesso modo, nella sua recente visita negli Stati Uniti d'America, il Santo Padre ha dato numerose indicazioni dei suoi sentimenti verso gli ebrei. Dopo aver incontrato i rappresentanti di varie religioni, il Papa ha voluto ricevere un gruppo di responsabili religiosi ebrei per consegnare loro un messaggio speciale per la grande festa di Pesah, volta a celebrare le grandi meraviglie che Dio Onnipotente ha fatto per il suo popolo.
A New York, Sua Santità Papa Benedetto XVI ha visitato una sinagoga per incontrare personalmente una comunità il cui rabbino è sopravvissuto ai campi di sterminio nazista. Con questo gesto, egli ha voluto manifestare la sua simpatia, il suo affetto e la sua vicinanza al popolo ebraico e dimostrare l'impegno della Santa Sede per il dialogo rispettoso e amorevole che porta a sempre più profonde relazioni di amicizia e comprensione.
Nella speranza che questa lettera possa dissolvere ogni dubbio residuo da parte del Gran Rabbinato, riguardo alla posizione della Chiesa Cattolica verso il popolo ebraico e circa le intenzioni che sono dietro la modifica dell' Oremus et pro Iudaeis del Missale Romanum del 1962, io rimango
Sinceramente Suo
Tarcisio card. Bertone
Segretario di Stato
[Testo tradotto dall'originale inglese a cura del SIDIC]