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XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 5-26 ottobre 2008 - C. Dialogare con le nazioni e con le religioni

Ouellet, Marc
Vaticano (2008/10/06)

 

1. A servizio dell'uomo

L'attività missionaria della Chiesa affonda le radici, come abbiamo detto, nella missione del Cristo e dello Spirito che rivela e diffonde la comunione trinitaria in tutte le culture del mondo. La portata salvifica universale del mistero pasquale del Cristo richiama l'annuncio della Buona Novella a tutte le nazioni e anche a tutte le religioni. La Parola di Dio invita ogni uomo al dialogo con Dio che vuole salvare tutti gli uomini in Gesù Cristo, l'unico mediatore (1 Tm 2,5 ; Eb 8,6 ; 9,5 ; 12,24). L'attività missionaria della Chiesa testimonia il suo amore totale per Cristo che comprende ogni cultura. Nei suoi sforzi di evangelizzazione delle culture, quest'attività riguarda l'unità dell'umanità in Gesù Cristo, ma nel rispetto e nell'integrazione di tutti i valori umani.[76] "In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri" (Fil 4,8).
Nel suo dialogo liturgico con Dio, la Chiesa intercede per tutti gli uomini e soprattutto per i più poveri. La sua passione per la Parola di Dio la conduce sui passi di Gesù povero, casto e obbediente, per portare la speranza, la riconciliazione e la pace in tutte le situazioni di ingiustizia, di oppressione e di guerra. Come per il "buon Samaritano", questa preoccupazione per qualsiasi uomo esprime la compassione della Chiesa per ogni sofferenza umana e la sua disponibilità a soccorrere i poveri e gli afflitti. Consapevole della presenza di Gesù al suo fianco, come sulla via di Emmaus, essa interpreta la Scrittura come lui "partendo da Mosè e da tutti i profeti" e spiegando a ogni uomo il mistero di Gesù salvatore: "Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?" (Lc 24, 26).
Questa esegesi di Gesù, ripresa continuamente dalla Chiesa, conferma l'interpretazione cristologica del Primo Testamento che i Padri, fin da Origene e Ireneo, hanno ampiamente sviluppato. Ai nostri giorni, tenuto conto della storia tragica delle relazioni fra Israele e la Chiesa, siamo invitati non solo a riparare l'ingiustizia commessa nei confronti degli ebrei, ma anche a "un rinnovato rispetto per l'interpretazione giudaica dell'AT"[77]. Un dialogo rispettoso e costruttivo con il giudaismo può servire inoltre ad approfondire, da entrambe le parti, l'interpretazione della Sacra Scrittura [78] .

2. Il dialogo interreligioso

Fra gli interlocutori dei differenti dialoghi della Chiesa con le nazioni, il popolo ebraico occupa un posto particolare in quanto erede della prima Alleanza con cui condividiamo le Sacre Scritture. Questa eredità comune ci invita alla speranza, "perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!" (Rm 11, 29), come testimonia appassionatamente San Paolo nella lettera ai Romani: "Vorrei infatti essere io stesso anatema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti e possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen." (Rm 9, 1-5); "Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti. Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto" (Rm 11, 25-26).
Seguono immediatamente i fedeli di fede musulmana, radicati anch'essi nella tradizione biblica, che professano un unico Dio. Di fronte alla secolarizzazione e al liberalismo, sono degli alleati nella difesa della vita umana e nell'affermazione dell'importanza sociale della religione. Il dialogo con loro è più importante che mai nelle circostanze attuali per "promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà" (NA 3). La testimonianza dei martiri di Tibhirine in Algeria nel 1996 eleva questo dialogo a un livello forse mai raggiunto nella storia, per quanto riguarda il servizio dell'uomo e la riconciliazione dei popoli. Le audaci iniziative di Papa Benedetto XVI sostengono la prosecuzione perseverante del dialogo con l'Islam.
Vengono infine gli uomini "di ogni tribù, lingua, popolo e nazione" (cf. Ap 5, 9), che sono sotto il cielo, poiché l'Agnello immolato ha versato il suo sangue per tutti. La Parola di Dio è destinata specialmente a coloro che non ne hanno mai sentito parlare, poiché, nel cuore di Dio e nella coscienza missionaria della Chiesa, gli ultimi hanno la grazia di essere i primi.[79]
In un mondo in via di globalizzazione, con i nuovi mezzi di comunicazione, il campo della missione è aperto a nuove iniziative d'evangelizzazione in uno spirito di autentica inculturazione. Siamo nell'era di Internet e le possibilità di accedere alla Sacra Scrittura si sono moltiplicate [80]. Il Sinodo deve ascoltare, discernere ed incoraggiare i progetti di trasmissione e di trasposizione delle Sacre Scritture in tutti questi nuovi linguaggi che aspettano di servire la Parola di Dio.

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[76] AG 11; EN 20; RM 3.
[77] Pontificia Commissione Biblica, Il popolo ebraico e le sue sacre Scritture nella Bibbia Cristiana, 2001: J. Ratzinger, Prefazione, p. 12.
[78] Ibid., nn. 9, 11, 21-22,85-86.
[79] AG 10.
[80] A titolo d'esempio, la Biblia Clerus della Congregazione per il Clero offre strumenti di consultazione molto validi provenienti, fra l'altro, dalla Bible chrétienne scritta da Dom Claude-Jean Nesmy e da Madre Élisabeth de Solms, benedettini delle abbazie di La Pierre qui Vire et Solesmes, pubblicata da Éditions Anne Sigier.

[Fonte: Synodus Episcoporum - Bollettino XII assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi, 5-26 ottobre 2008
'La parola di Dio nella vita e nella missione della chiesa' - Edizione italiana
04 - 06.10.2008
Prima congregazione generale (lunedì, 6 ottobre 2008, antemeridiano)]

 

 

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