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Comunicato del Santo Sinodo dei vescovi della Chiesa Ortodossa Serba riguardo i posters anti-semiti

Sinodo dei vescovi della Chiesa Ortodossa Serba
(2005/03/24)

 

Avendo appreso i fatti riguardanti i posters e i graffiti antisemiti apparsi a Belgrado il 22 marzo di quest'anno, così come precedenti, simili ed in alcuni casi anche più eclatanti e maliziose dimostrazioni di pregiudizio e intolleranza verso il popolo ebraico, il Santo Sinodo dei vescovi della Chiesa Ortodossa Serba, oggi riunito il 24 marzo, in memoria orante delle vittime innocenti del bombardamento dell'alleanza della NATO, desidera comunicare quanto segue:
1. Ancora una volta, come abbiamo fatto anni addietro, condanniamo molto fortemente ogni forma e manifestazione di antisemitismo. Questo fenomeno è inaccettabile teologicamente, moralmente, civilmente ed in qualunque altro aspetto.

2. Allo stesso tempo, rigettiamo incondizionatamente e decisivamente ogni tentativo, qualunque ne sia l'origine, di negare, svalutare o minimizzare l'Olocausto contro gli ebrei durante la II Guerra Mondiale. Questi tentativi risultano specialmente penosi e ingiuriosi per noi oggi, che commemoriamo il sessantesimo anniversario della chiusura del campi della morte di Auschwitz e Jasenovac, in cui serbi ed ebrei insieme hanno sofferto la persecuzione e sono morti solo per ciò che erano. Empatia e compassione verso le sofferenze e le perdite del popolo ebraico devono essere dimostrate in modo eccezionale da noi serbi in quanto cristiani ortodossi e in quanto popolo che nel suo passato lontano e non lontano ha patito grande sofferenza e continua a soffrire oggi in Kosovo e Metohija. Se le nostre ferite ci fanno soffrire, dobbiamo proprio per questo condividere le sofferenze di tutti i popoli e di tutte le nazioni, specialmente di una nazione le cui perdite hanno il numero di un genocidio e ammontano a milioni.

3. Rigettiamo e condanniamo anche ogni calunnia e falsa attribuzione di un supposto carattere psicologicamente criminale del popolo ebraico. Il nostro popolo ed i nostri fedeli sono ben coscienti di cosa significhi essere calunniati, esclusi e vilipesi. Il popolo ebraico sa tutto questo a causa della sua esperienza dolorosa meglio di ogni altro popolo. Per tutto ciò, il peccato di coloro, individui e gruppi, che intraprendono una campagna di calunnia contro gli ebrei è ancor più grande.

4. Siamo convinti che le autorità statali appropriate intraprenderanno tutte le misure per prevenire tali incidenti sfortunati. Pace, libertà, sicurezza e vita comune per tutti i popoli e tutte le comunità etniche e religiose nel mutuo rispetto e nella cooperazione per il bene comune, non rappresentano meramente un codice moderno europeo di comportamento pubblico o privato, né una responsabilità internazionale da parte dei membri delle Nazioni Unite; più di questo, per secoli tutto ciò ha rappresentato un imperativo morale che scaturisce dalla nostra fede nel Dio dell'amore e della pace, e dalla nostra coscienza cristiana e ortodossa. Questo valore spirituale è senza dubbio condiviso con noi da altri cristiani, così come dai fedeli di altre comunità religiose, prima di tutto gli ebrei, ai quali, secondo le parole dell'Apostolo Paolo, "appartengono la filiazione, la gloria, le alleanze, il dono della Legge, il culto e le promesse; ad essi appartengono i patriarchi da cui discende, secondo la carne, il Cristo. Dio che è su tutti sia benedetto per sempre. Amen" (Rom 9:4-5). Altrove lo stesso Apostolo dice nel nome suo e nostro: "Gloria e onore e pace per chiunque opera il bene, l'ebreo prima e anche il greco". (Rom 2:10).

Traduzione a cura del Sidic

 

 

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